La Difesa francese ha pubblicato la sua strategia sull’intelligenza artificiale

Il Ministero della Difesa francese ha pubblicato la strategia sull’intelligenza artificiale. Il documento considera l’IA come una “rivoluzione”.

Per i militari francesi l’IA non è fine a se stessa, bensì un mezzo per aiutarli a svolgere meglio i loro compiti. Nel documento si evidenzia come l’IA sia una componente fondamentale per aumentare la velocità delle operazioni – dove tutto è reso più rapido: analisi dei dati, analisi del rischio, decisioni, ecc. – e raggiungere così quella che viene definita superiorità operativa (“supériorité opérationelle”).

A questo proposito, alcuni prodotti nati e commercializzati per scopi civili possono essere utili anche all’ambiente militare, si fa l’esempio dell’intelligenza artificiale nella gestione amministrativa e nelle risorse umane. I prodotti civili tuttavia non hanno quei requisiti di robustezza e di adattabilità necessari a utilizzi in ambiti meno definiti, o in situazioni di incertezza (ad esempio durante uno schieramento all’estero), cosa che rende necessario un certo grado di “autonomia” per il comparto difesa nello sviluppo di soluzioni ad hoc.

L’IA inoltre può aiutare le truppe sia fuori dai campi di battaglia, migliorando ad esempio la sanità e l’addestramento (con VR e simulazioni), sia durante il conflitto: migliorando la discriminazione fra combattenti e non, rafforzando la porporzionalità delle armi a seconda della minaccia (qui ci sarà da discutere) e garantendo che un’azione bellica sia strettamente determinata dalla necessità.

Parte del documento sull'intelligenza artificiale del Ministero della Difesa francese

Il documento parla anche dei rischi che l’IA porterà alle truppe, fra cui la prevedibilità delle decisioni francesi da parte degli algoritmi IA avversari, la paralisi alle decisioni di comando a causa degli attacchi alla tecnologia che le consente, le operazioni di influenza a opera del nemico (si parla proprio di fake news) e i classici attacchi cibernetici “ad alta frequenza” e coordinati.

I militari d’oltralpe offrono anche uno stato dell’arte sulla situazione attuale nello sviluppo dell’IA che vede USA e Cina come grandi potenze (nota: in nessuna parte del documento si cita la Russia), l’Unione Europea come forza nascente e un nutrito gruppo di Paesi che comprende la Francia, la Germania, il Regno Unito, il Giappone, la Corea del Sud, Singapore, Israele e Canada (sull’Italia nessuna menzione) che dispongono di alcuni asset ma senza sufficiente massa critica.

Il documento continua con una serie di raccomandazioni, fra cui l’intenzione a non voler sviluppare armi autonome (“che sfuggano totalmente al controllo umano”, questa la definizione), l’esortazione a investire in ricerca e sviluppo e a cercare partenariati strategici con il mondo accademico, e la formazione di un comitato etico ministeriale multidisciplinare e permanente, che vigilerà sul rispetto dei principi enunciati nel testo e che fornirà pareri sui nascenti sviluppi della tecnologia.

Il documento completo è disponibile qui (in PDF): Stratégie de l’Intelligence artificielle au service de la Défense

Ho iniziato a interessarmi di cybersecurity dal 1989, quando ho "trovato" il mio primo virus. Dal 1992 me ne occupo professionalmente: per oltre un decennio come collaboratore di testate specializzate (fra cui PC Professionale), poi come consulente del Ministro delle Comunicazioni su aspetti di sicurezza delle reti, quindi con collaborazioni sui medesimi temi con Telespazio (gruppo Finmeccanica). Oggi mi interesso di nuove tecnologie (AI) e cyber warfare. Sono socio fondatore del chapter italiano di Internet Society, membro dell'Associazione Italiana esperti in Infrastrutture Critiche (AIIC) e della Association for the Advancement of Artificial Intelligence (AAAI). Dal 2006 lavoro per ESET, dove ricopro il ruolo di Operations Manager. Il blog è personale.