
Lasciare che un drone navighi autonomamente in un ambiente chiuso, magari ad alta velocità o con la necessità di compiere manovre repentine, comporta problemi non indifferenti.
In ambienti chiusi le telecamere giocano un ruolo fondamentale per consentire al drone di orientarsi, ma le immagini devono essere elaborate in tempo reale dall’intelligenza artificiale per permettere al drone di “vedere” dove si trova. E se il drone deve scansarsi di colpo, ad esempio per evitare un ostacolo in movimento, le telecamere possono produrre immagini confuse, sfocate, o diverse fonti di luce possono entrare improvvisamente nel campo visivo e complicare ulteriormente la situazione.
Questo è un problema che preoccupa, fra gli altri, il Pentagono e le aziende che lavorano nel comparto della difesa. Droni che operino autonomamente al chiuso sono necessari per compiti di ricognizione, salvataggio, oltre che ovviamente per scopi bellici. Il più importante fornitore militare americano cerca una risposta a questi problemi nelle gare di droni ad alta velocità.

Lockheed Martin ha organizzato la competizione AlphaPilot, una serie di corse di droni a squadre che coinvolge nove team e che farà vincere alla squadra del drone più veloce un primo premio di oltre 2 milioni di dollari.
I droni dovranno essere guidati unicamente da un software di intelligenza artificiale, senza interventi umani né navigazioni programmate.
In palio inoltre anche un premio di 250.000 dollari al primo team che con la propria IA batterà un esperto drone racer umano.
Per saperne di più: To Fly Solo, Racing Drones Have a Need for AI Speed Training