
Durante una conferenza presso l’Accademia Navale N.G. Kuznetsov a San Pietroburgo il ricercatore A. P. Anisimov ha rivelato tutta una serie di problemi emersi durante l’uso in guerra del drone da combattimento russo Uran-9.
L’Uran-9 è un moderno drone di terra usato dalle forze armate russe, progettato per compiti di ricognizione e fuoco di supporto in ambienti urbani ed è controllato da remoto. Entrato in attività nel 2016, il drone può montare due cannoni automatici Shipunov 2A72 da 30mm, una mitragliatrice coassiale 7.62mm e missili anticarro Ataka.
Nel corso della conferenza di aprile (ma le informazioni sono arrivate sulla stampa solo di recente) è stata elencata tutta una serie di problemi sperimentati dal drone durante il suo impiego in Siria:
● il controllo a distanza può avvenire solo in un range di 300-500 metri in ambiente urbano e con edifici bassi
● vi sono stati 17 casi di perdita di controllo di breve durata (inferiore al minuto) e 2 casi di perdita di controllo di lunga durata (superiore alle 1,5 ore)
● monta elementi meccanici di scarsa affidabilità, che necessitano di riparazioni sul campo di battaglia e sono inadatti in caso di combattimenti ravvicinati di lunga durata
● le stazioni elettro-ottiche identificano gli obiettivi solo all’interno di un raggio di 2km
● la stazione elettro-ottica OCH-4 non funziona come dovrebbe e dà interferenze al suolo e nello spazio aereo
● i cannoni 2A72 hanno presentato scarsa stabilità, con 6 casi di ritardo o mancato fuoco
Anche la Pravda ha commentato i problemi dell’Uran-9, indicando la necessità di “miglioramenti” al progetto, e chiarendo che al momento il drone “non può sparare né muoversi“.