
Ricercatori dei Sandia National Laboratories si preparano a realizzare un modello computazionale per studiare il modo con cui le libellule attaccano le loro prede, sperando di poterne derivare algoritmi da usare nelle future armi ipersoniche.
La libellula, che nonostante i limiti alla vista riesce a catturare il 95% delle sue prede, è considerato uno dei migliori predatori in natura. Proprio per questo è diventato uno degli oggetti di studio per i ricercatori impegnati nello sviluppo di questa tipologia di armi.
In particolare Frances Chance, una neuroscienziata computazionale presso i Sandia National Laboratories, spera che studiando i meccanismi e le reazioni del sistema nervoso della libellula si riescano a ricavare algoritmi da utilizzare per migliorare l’automazione delle armi ipersoniche, ad esempio aumentandone la precisione e la manovrabilità a velocità pari o superiori a Mach 5.
La stessa ricercatrice ammette che il progetto è azzardato, con un elevato rischio di fallimento, ma i costi per creare tale modello sono limitati e le possibili ricadute positive in caso di successo sarebbero molto alte.
“Non pensiamo di inserire [questi algoritmi] su un missile già domani. Stiamo parlando della prossima generazione di missili, o anche quella dopo ancora” ha precisato Chance, aggiungendo che le informazioni raccolte potrebbero determinare quali tipi di sensori e di calcoli usare per intercettare i missili in maniera ancora più rapida.
Per approfondire: Dragonflies Studied for Hypersonic Maneuverability